lunedì 19 aprile 2010

CARO PRESIDENTE SCOPELLITI NON SI DIMENTICHI DEI MIEI FIGLI……………

E’ di questi giorni la notizia strisciante del Sindaco (dimissionario) di Latina che, dopo avere fatto campagna elettorale per il Presidente Polverini, al primo incontro, non ha ricordato alla neo eletta richieste del suo territorio, ma più concretamente le ha chiesto un posto al sole per le sue figlie. A tale richiesta la neo Presidente, prima di accorgersi della presenza delle telecamere, aveva già rassicurato il leale Sindaco, i tuoi elettori possono stare tranquilli pagherò il conto alle tue figlie, ha detto la Polverini, ho già fatto l’agenda. I figli si sa, caro Presidente, sono una parte di noi che cammina, e viene da pensare che molti padri e molte madri, in questi giorni, in assenza di telecamere (sigh!), le stiano chiedendo di ricordarsi dei loro figli. Allo stesso modo, in questi giorni, molti, in presenza di riflettori, Le stanno indicando e suggerendo le sfide cruciali per il futuro, chissà se Lei ha già fatto un’agenda sui suggeritori. Io sono suo coetaneo e non ho votato per Lei caro Presidente ma vorrei anch’io chiederLe di ricordarsi dei miei figli. Bambini che vivono e vivranno con il pregiudizio di essere minus habens rispetto ai loro coetanei lumbard, bambini che sentono i Suoi alleati di governo parlare dei loro padri assistiti, bambini che, quotidianamente sui giornali e in TV (non Le ricordo quali) sentono i menestrelli della sua compagine politica raccontargli la atavica irresponsabilità dei nostri governanti locali. I nostri bambini Presidente, non sono ancora capaci di capire quale differenza corra tra le scelte politiche locali e quelle nazionali; non possono cogliere la differenza tra “meno male che Pino c’è” e “meno male che Silvio c’è”, per loro il mondo è unico: si confrontano sul mondo di Patty – questo si italiano a tutto tondo e non distinto in operoso ed assistiti – e lo fanno tra loro autoctoni e con i loro cugini o amici lombardi, toscani ecc. Loro, tuttavia, si rabbuiano quando sentono parlare di metodo Montessori – sa Presidente questo capita quando qualche amico lumbard ti si avvicina sulla spiaggia e ti racconta che suo figlio studia alla privata di Milano dove adottano il metodo Montessori. I bambini non capiscono quando gli dicono che a Milano questo o quello non accadrebbe. Loro sono bambini ma colgono inevitabilmente quel tono tronfio nel dire metodo Montessori o quel parlare di superiorità con quell’intercalare brianzolo che sa tanto di italiano perfetto. Sa Presidente per tanti, troppi anni, noi per primi – gli assistiti – abbiamo legittimato l’idea che portare i nostri figli a Milano o a Roma fosse un modo per emanciparsi per questo io credo, nel mio piccolo di cittadino, che la Sua vera sfida sia quella di far sentire il Calabrese emancipato nella propria terra. Questo potrà combatterlo solo se ascolterà tutti padri e se, così facendo, si occuperà di mobilità sociale e di sviluppo, perché se, invece, a blocchi di potere si saranno sostituiti altri blocchi di potere, non vi sarà alcuna mobilità ed alcuno sviluppo qualunque siano le Sue scelte strategiche. Ricerchi novità e tradizioni locali e spieghi non solo ai nostri figli che siamo in gran parte un popolo fiero e laborioso che non diventa, per incanto, tale e intelligente solo se trapiantato in Padania. Non faccia, quindi, l’agenda anche per i suggeritori, almeno io non potrei prenotarmi, io l’ho disturbata soltanto per dirLe : Caro Presidente, non l’ho votata, mi raccomando non si scordi dei miei figli…………………….

Francesco Siciliano

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